Brano: [...] » preso
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nel primo senso; bensì, certe attività specifiche, caratterizzate e unificate da uno spirito e da un obbiettivo comuni: caratterizzazione e unificazione che è, per l'appunto, cómpito dell'Azione cattolicaistituto di assicurare.
La caratterizzazione dell'Azione cattolica quale partecipazione laicale all'opera di apostolato del clero é stata fatta propria, e sistematicamente ripetuta, dal successore di papa Ratti, Pio XII, nonché dalle alte gerarchie cattoliche di ogni paese: ed ha avuto la sua proclamazine « urbi et orbi » nel primo « Convegno mon diale per l'apostolato dei laici» tenutosi a Roma dal 7 al 14 ottobre 1951. Ad esso parteciparono — secondo i dati dell'Osservatore Romano — sessantaquattro paesi e trentacinque organizzazioni nazionali.
Il tema dell'apostolato laico in collaborazione con la gerarchia ecclesiastica fu il motivo conduttore dei discorsi tenuti al Convegno, con insistenza sul carattere religioso, spirituale, dell'apostolato medesimo. Dopo un primo saluto, a nome della presidenza del C[...]
[...] furono fatte dal cardinal Caggiano, vescovo di Rosario (Argentina), circa le relazioni fra Azione cattolica e società civile. Egli ricordò che i cattolici, oltreché membri della Chiesa, sono cittadini della città terrena, entro la quale debbono dare la loro collaborazione al bene comune temporale che é il fine della società civile. Questo non é più il campo dell'Azione cattolica, ma dell'azione « dei cattolici », disposti — e qui citò parole di Pio XII del 1945 — ad innestare nel campo sociale, economico, giuridico, il vero spirito cristiano, e a salvaguardare con l'azione civica e politica gli interessi religiosi. Quindi, precisando il punto di vista teorico, l'Eminentissimo Caggiano concluse che l'oggetto dell'Azione cattolica é essenzialmente soprannaturale, e pertanto non si inserisce direttamente ed exprof esso nel temporale, ma ha su di esso le ripercussioni piú felici; ed é per questo che si può parlare di influenza sociale dell'Azione cattolica nel campo economicösociale, e persino in quello politico.
Nello stesso ordine di idee si[...]
[...]ne internazionale dell'Apostolato laico. V'erano bensì talune Federazioni particolari, principale quella degli intellettuali e degli studenti cattolici (« Pax Romana »).
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E interessante confrontare con queste manifestazioni del Congresso l'allocuzione pronunciata, la domenica 14 ottobre 1951, subito dopo la chiusura del congresso, dal Santo Padre, nell'udienza solenne data ai membri del congresso medesimo. Questo discorso (in francese) di Pio XII é uno dei suoi migliori, per limpidità e vivacità di esposizione.
V'é, naturalmente, una consonanza generale (talora anche di formule e di parole) con affermazioni fondamentali fatte al congresso: unità mistica in Cristo dei membri della Chiesa; distinzione, collaborazione e subordinazione fra laicato e clero. Non vi
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troviamo invece quell'insistenza, che abbiamo riscontrato al Congresso, sulla formazione individuale, sulla vita spirituale personale, anche se accenni non mancano. L'accento é portato sulle relazioni fra l'apostolato laico e la società, insieme con una d[...]
[...]letamente confutatrice della tesi tc laica » impugnata dal Pontefice: in quanto che precisamente quel «prender rango» del laicato successe a un'attività più varia, più disordinata se si vuole, ma anche più libera, del popolo cristiano nelle età anteriori.
Ma dove il pontefice entrò nel vivo dell'argomento, e individuò efficacemente uno svolgimento fondamentale per il cattalicismá, fu nel tratto seguente. Prima della rivoluzione francese — disse Pio XII — esisteva fra Chiesa e Stato una stretta unione, sul terreno comune della vita pubblica. Grazie a ciò, e alla generale atmosfera cristiana risultante, non occorreva allora tutto il lavoro odierno del clero e dei laici per la salvaguardia e il valore pratico della fede. Alla fine del secolo XVIII, la costituzione degli Stati Uniti d'America e la rivoluzione francese concorsero, per vie diverse, a porre fra Chiesa e Stato un distacco che — anche quando non ha portato a un regime istituzionalmente separatistico —, ha posto la Chiesa nella necessità di «provvedere con mezzi propri ad assicurare [...]
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tefice per l'« apostolato laico » é alquanto differente da quella dominante al Congresso. Ciò apparirà più chiaro riconnettendo questa prima parte del (( messaggio» pontificio con l'ultima, in cui si parla de « il lavoro pratico che l'apostolato dei laici ha compiuto e compie attraverso il mondo intero in tutti i domini della vita umana individuale e sociale D. A proposito di tale lavoro, delle cui specie diverse è fatta una lunga enumerazione, Pio XII credeva di potersi felicitare con i congressisti «della vostra resistenza a quella tendenza nefasta, regnante anche presso taluni cattolici, la quale vorrebbe confinare la Chiesa nelle questioni puramente religiose, lasciando al di fuori l'umanità dibattersi nelle sue angustie D. (( Necessariamente e continuatamente », seguitò il papa, ((la vita umana privata e sociale si trova in contatto con la legge e lo spirito del Cristo; ne risulta, per la forza delle cose, una compenetrazione reciproca dell'apostolato religioso e dell'azione politica... Sul terreno politico si dibattono e si dettano le[...]
[...]ra qui l'azione diretta, il proposito preventivo, 1'« interventismo» politicosociale; anche se, prudentemente, il pontefice aggiunge che «é difficile formulare su questo punto una regala uniforme per tutti ».
Questi ammonimenti del pontefice sui pericoli di ogni concezione (( puramente religiosa » dell'Azione cattolica, non erano sulla
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sua bocca cosa nuova. Già quattro anni innnanzi, per due volte nel corso di otto mesi, Pio XII aveva manifestato la stessa preoccupazione. Parlando il 22 gennaio 1947 ad alcune centinaia di signore e signorine aderenti ai gruppi di « rinascita cristiana» — un movimento o una organizzazione cattolica italiana di cui non ci é accaduto in seguito di sentir menzione — egli aveva affermato risolutamente che «il voler tirare una netta linea di separazione tra religione e vita, tra soprannaturale e naturale, tra Chiesa e mondo, come se non avessero nulla a che fare tra loro, come se i diritti di Dio non avessero valore in tutta la multiforme realtà della vita quotidiana, umana e sociale, é co[...]
[...]a ha ricusato sempre, e continua oggi a ricusare più energicamente che mai, di essere considerata come spirito puro; essa crede che questa condizione angelica convenga al mondo celeste, ma non a quello di quaggiù; essa vuol essere un'organizzazione materiale, giuridica, né più né meno dello Stato, mentre al tempo stesso si presenta come l'unica depositaria autorizzata del così eroicamente antigiu ridico Discorso della Montagna ».
Abbiamo inteso Pio XII ricollegare l'Azione cattolica al Regno di Cristo. In ciò egli continuava direttamente Pio XI, il quale precisamente aveva concepito l'Azione cattolica, da lui riorganizzata, come lo strumento di attuazione della regalità di Cristo e del supremo governo della Chiesa sulla società cristiana. La «regalità di Cristo» é stata una delle iniziative più caratteristiche di papa Ratti: non già ch'egli inventasse l'idea, ma fu lui a trarla in luce — alla ribalta, se così é permesso esprimersi — dall'oscurità e dalla dimenticanza delle «riserve» ecclesiastiche. Istituendo la festa di Cristo Re con l'enc[...]
[...]ono nessuna attenzione; e la quasi totalità dei fedeli, per primi, non comprese il significato della nuova festa, anche perché non lesse l'enciclica. Dicendo che Cristo era il reggitore dell'umanità non solo spirituale, ma temporale, e la Chiesa l'organo di questo suo reggimento, il pontefice faceva della regalità di Cristo il titolo giuridico per il governo della Chiesa sul mondo, e riprendeva in altri termini l'Unam Sanctam di Bonifacio VIII.
Pio XII, come si é detto, continua logicamente, coerentemente, Pio XI; e le dichiarazioni di lui che abbiamo esaminato testé ne sono la prova. In quanta all'attuazione pratica, però, passa una differenza notevole fra i due pontificati. Qui occorre rifarsi indie
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tro, tentando un breve schizzo di storia politicoecclesiastica del cinquantennio.
La successione, nel 1903, di Pio X a Leone XIII — il cui pontificato aveva raggiunto e superato i leggendari «annos Petri» — é forse il caso più favorevole per quello schema dell'alternanza fra papa politico e papa religioso il quale ebbe[...]
[...] che il primo é stato il fondatore, il secondo il restauratore (e il terzo, papa Pacelli, il trasformatore). L'« Opera dei Congressi e dei Comitati Cattolici rappresenta la prima organizzazione dell'Azione cattolica: si può in proposito consultare con profitto il libro del De Rosa, presso Laterza, L'Azione cattolica. Storia politica dal 1874 al 1904. L'a Opera dei Congressi » rispondeva piuttosto al principio, vigorosamente riaffermato adesso da Pio XII, dell'espansione della Chiesa dal santuario nel mondo civile, che non a quello dell'« apostolato laico» quale abbiamo visto predominare nel congresso omonimo. L'a Opera» — il cui titolo burocratico trovò censure nel campo dell'integralismo cattolico italiano — agiva principalmente nel campo economicosociale e in quello amministrativo, permessi e anzi additati ai cattolici dallo stesso pontefice che teneva in piedi rigorosamente il « non expedit» per le elezioni politiche.
Alla fine del pontificato di Leone XIII intervenne a compli care le cose la democrazia cristiana, alla cui avanguardia er[...]
[...]contro pro
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cedimenti e principi fascisti; ma protestò anche allora di non voler condannare il partito e il regime come tali. L'accordo del 2 settembre 1931, terminante il conflitto, rappresentò una sostanziale vittoria fascista. L'A.C. era mantenuta, ma ne veniva allentata l'organizzazione nazionale e delimitata strettamente l'attività entro il campo puramente religioso, secondo il criterio che abbiamo inteso ripudiare da Pio XII. Due punti sottolinearono questa vittoria fascista: l'impegno di escludere dai dirigenti dell'A.C. coloro che avessero appartenuto a partiti avversi al regime; e il non aver rinnovato il pontefice le obbiezioni contro il giuramento delle organizzazioni giovanili. Rimaneva per il pontificato il vantaggio di aver mantenuto sostanzialmente i quadri dell'A.C., che a suo tempo avrebbero giovato per la ripresa in pieno non solo di questa, ma della D.C. Negli anni di buone relazioni che seguirono fin quasi alla vigilia della guerra — fra i due poteri, quel vantaggio fu bilanciato, e probabilmente s[...]
[...]quero contrasti tra fascismo e A.C.
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Questi contrasti rimasero lontani dalla gravita del conflitto del 1931: e a soffocarli contribuì la successione a papa Ratti di papa Pacelli, il quale desiderava vivamente la buona armonia col regime; e l'avrebbe desiderata anche con quello nazista, solo che Hitler ci avesse messo un po' di buona volontà (e non avesse scatenato la guerra).
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All'inizio, pertanto, del pontificato di Pio XII non ci furono novità sostanziali per l'Azione Cattolica: se mai, una accentuazione del suo carattere ecclesiastico e locale (cioè, estraneo alla politica). Le modifiche ai suoi statuti, apportate nell'estate del 1939 dalla commissione cardinalizia preposta all'A.C. da Pio XII — al posto dell'alta direzione personale tenuta dal suo predecessdre — sancivano una più diretta assunzione del governo dell'A.C. da parte dei vescovi per le singole diocesi, e dei parroci per le singole parrocchie, con una trasformazione profonda degli organi direttivi centrale e diocesani: scomparivano il presidente generale (laico) e i presidenti (laici) delle Giunte diocesane. In quanto alla Commissione cardinalizia — il cui segretario (ecclesiastico) assumeva il nome di direttore nazionale dell'A.C. —, essa si limitava alla nomina di certe cariche e all'emanazione eventuale di norme gene[...]
[...]che nella gara dei program
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mi politici «é doveroso dare la preferenza alla corrente che per il contenuto del suo programma e per le persone che lo sostengono offre le migliori garanzie di attuare una costituzione coerente con i principi cattolici ». Era con ciò stabilito il rapporto di appoggio e di controllo fra A.C. e D.C.
Il 12 ottobre 1946 — istituita già la repubblica, eletta ed entrata in funzione la Costituente — Pio XII nominò le cariche direttive dell'Azione cattolica italiana. Avv. Vittorino Veronese, Presidente Generale (con due vicepresidenti generali, maschile e femminile); prof. Luigi Gedda, Presidente centrale dell'Unione Uomini di A. C.; dott. Maria Rimoldi, Presidente centrale dell'Unione Donne di A.C.; prof. Carlo Carretto, Presidente centrale della Gioventù maschile di A.C.; prof. Carmela Rossi, presidente centrale della Gioventù femminile di A.C.; sig. Carlo Moro, Presidente centrale degli Universitari di A.C.; sig.na Piera Lado, Presidente centrale delle Universitarie di A.C.; prof. Giov. Batt. [...]
[...]erfezionava la fisionomia che Pio XI aveva voluto darle: fisionomia di cui sono tratti essenziali l'alto personale dirigente laicale e la stretta dipendenza dalla Santa Sede, due tratti
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non contrastanti (come' potrebbe sembrare a prima vista), ma concorrenti.
Le diverse associazioni nazionali — Uomini cattolici, Giovani cattolici, etc. — formanti tutte insieme il corpo unitario dell'A.C. italiana, mantennero anche sotto Pio XII (se non andiamo errati), e anche dopo la riorganizzazione ultima del 1946, un grado notevole di autonomia (ciò vale ancora di p,iù per la A.C. degli altri paesi, come si è già accennato). La Presidenza Generale,. cioè, sotto il Veronese, si poteva ancora considerare un organo di collegamento e coordinamento superiori, piuttosto che di suprema direzione autoritaria. Questo stato di cose appare notevolmente cambiato da quando al Veronese è successo, al principio del 1952, il Gedda. Il cambiamento avvenne, come si vede, appena qualche mese dopo il Congresso internazionale dell'Apostolato laico s[...]